Mi sento giudicato? 3 domande per affrontare la paura del giudizio altrui

Paura del giudizio altrui.
Se c’è una cosa che tende a mettere in scacco buona parte delle persone – anche quando non pensano che sia così – è proprio il giudizio altrui.
Quello che gli altri pensano spesso ci condiziona. E anche quando siamo portati a credere di non essere influenzati dal giudizio esterno, probabilmente stiamo comunque attuando dei comportamenti che, in qualche modo – fosse anche solo per dimostrare che non ci interessa ciò che pensano gli altri – sono a loro volta condizionati.
Per non parlare di quelle volte in cui ci convinciamo di non essere minimamente toccati dal giudizio altrui … salvo poi esserne distaccati solo perché abbiamo costruito una struttura e un’armatura impenetrabile per proteggerci da sensazioni di disagio vissute in passato. Per quanto quel giudizio, a suo tempo, abbia esercitato un’influenza dannosa su di noi.
E sì, anche questo è un atteggiamento condizionante.
Quindi, la vera domanda che ci dobbiamo porre è:
In che modo il giudizio mi condiziona?
Che cosa condiziona, di preciso?
E soprattutto:
Come posso affrontarlo, senza più farmi guidare dalla paura?
Di questo – e molto altro – parleremo all’interno di questa super classifica di domande che sto per porti. Che dire super classifica in fondo è eccessivo perché le domande saranno solo tre.
Ma saranno un gustosissimo aperitivo.
Leggi l’articolo fino alla fine, perché non escludo che sul più bello ti arrivi un ulteriore boost di fiducia.

Ciao sono Dino!
Sono passato in alcuni anni dall’essere un tecnico avviato ad una carriera di progettazione, a diventare un direttore artistico in grado di organizzare oltre 500 concerti, per poi trasformarmi di nuovo in quello che sono oggi. Un marketer. Fino a quando vorrò.

Ciao sono Dino!
Sono passato in alcuni anni dall’essere un tecnico avviato ad una carriera di progettazione, a diventare un direttore artistico in grado di organizzare oltre 500 concerti, per poi trasformarmi di nuovo in quello che sono oggi. Un marketer e soprattutto un amichevole professore di quartiere. E si, anche un Life Coach. Fino a quando vorrò.
Perché temo il giudizio degli altri?
Perché, diciamocelo, il giudizio degli altri tocca qualcosa di profondamente umano: il bisogno di essere accettati.
La paura del giudizio agisce come se, dentro di noi, ci fosse ancora quel* bambin* che alza la mano durante l’interrogazione sperando di non essere preso in giro dai compagni o – peggio – dalla maestra.
Quello che guarda i suoi genitori sentendo gli occhi di patre o matre che perforano i suoi più reconditi pensieri con il raggio laser degli occhi di dissenso.
Ste cose erano il principio. Principio che però è il preludio della vita, e i giudicanti non sono più solo i compagni di classe, i genitori. No, adesso ci sono i colleghi, parenti, coniugi, ex, figli, follower, il cane, sconosciuti con la faccia da opinionista seriale.
Temiamo il giudizio perché ci hanno insegnato che se sbagli sei fuori, se sei troppo diverso sei strano, se cambi idea sei incoerente.
Ma soprattutto perché, a furia di sentirci misurati, abbiamo iniziato a misurarci da soli, con un metro che non è nemmeno nostro.
E allora il giudizio degli altri diventa il nostro, travestito.
E fa ancora più rumore. E la paura del giudizio fa ancora più breccia dentro di te.
Life coach: cosa è il life coaching e 3 modi in cui potrebbe aiutarmi se sono multipotenziale Life coach. Tra tutte le varie …
Come liberarsi dalla paura del giudizio degli altri?
Spoiler: non si tratta di diventare indifferenti.
E secondo me questa premessa te l’aspettavi vista l’introduzione che ti ho buttato li.
Superare la paura del giudzio altrui non funziona così. La vera libertà non è fregarsene in modo sistematico ed arrogante, e non è nemmeno convincersi che il giudizio altrui non abbia peso o – peggio ma proprio peggio – convincersi che il giudizio altrui non abbia alcun valore.
Semmai, la vera libertà è scegliere consapevolmente a cosa dare peso. Liberarsi dalla paura del giudizio significa, prima di tutto, riconoscere che quella paura c’è. Sta lì, si mette comoda, ti sussurra nelle orecchie quando stai per dire la tua, quando vuoi lanciare quel progetto strano o cambiare strada per la trentesima volta.
E allora, più che combatterla, va osservata, capita, messa in prospettiva. Come si faceva con i mostri sotto al letto che una volta accesa la luce, erano solo ombre.
Certo, detta così sembra semplice.
E no, purtroppo non lo è. Differentemente non staresti leggendo questo articolo e avresti superato la paura del giudizio da un pezzo.
Si tratta di un lavoro sottile, profondo, costante, mirato al futuro ma partendo dal presente.
E – indovina un po’? – parte tutto dalle domande giuste.
Quelle che non cercano una risposta perfetta, ma aprono una possibilità.
Quelle che non ti dicono “sei sbagliato”, ma ti fanno dire “aspetta, forse c’è un altro modo”.
Ecco, tra poco te ne lascerò tre. Tre domande semplici solo in apparenza, ma che potrebbero fare il primo, vero, clic dentro di te.
Se sei d’accordo, cominciamo.
1. Cosa sto evitando di fare, dire o essere, solo per paura di quello che potrebbero pensare?
Nella vita, avresti potuto essere – o forse lo sei stato – quella persona che in famiglia veniva vista come “un po’ strana”.
Quella che ancora non si era sistemata, che non aveva le idee chiare sul futuro, o che magari ce le aveva, ma erano diverse da quelle che ci si aspettava.
Magari volevi un altro ritmo, un altro posto, un altro stile. E anche se nessuno ti ha mai detto “sei sbagliato” – o forse si- qualcosa ti ha fatto sentire fuori tema, fuori posto, la persona che NON dovevi essere.
Ora, sia chiaro.
La paura del giudzio sta qui.
Questa sensazione, a volte, diventa parte di te. L’idea di essere un po’ fuori dal coro è un vanto quando ci fai pace. Ma fino a quel punto più che un pregio diventa il catalizzatore di tutti gli sguardi giudicanti dell’universo sconosciuto. Una dannatissima ombra.
Perché quando arriva il momento di fare una scelta davvero tua – quella autentica, quella che senti nelle viscere – ecco che a vocina dentro di te rievoca tutti quei fantasmi che stanno li in agguato. E cosa fai? Ti fermi.
Ti chiedi: “e se poi non mi capiscono?”, “e se sembra un’altra delle mie stranezze?”. E così, eviti. Rimandi. Ti ridimensioni.
Ecco, se questo quadretto fatto di camomille digestive e reflusso gastrico ti suona famigliare, questa domanda devi portela. E fallo con onestà.
Siediti, scrivi e esplora, senza giudizio ma senza nasconderti nulla.
cosa ti stai precludendo per paura di quello che potrebbero pensare? Se ci pensi, a fermarti non è ciò che potrebbe accadere, paura legittima, ma quello che gli altri potrebbero pensare.
Scrivere un elenco, visualizzarlo, rende più potente il peso delle rinunce ed è un buon modo per iniziare a riflettere seriamente.
Perché la risposta, spesso, ha a che fare proprio con la parte più vera di te.
SEI IN DIFFICOLTÁ?
I tuoi molteplici interessi ti stanno mettendo in scacco e ti hanno impedito di crearti un percorso lavorativo chiaro ed appagante? Se ti va ho pensato di aprire questo spazio sicuro. Un modo per fare due parole e darsi una pacca sulla spalla a vicenda. Ovviamente non costa nulla.

SE INVECE SAI CHE UN CAFFÈ NON BASTERÁ, DAI UN’CCHIATA A QUESTA PAGINA.
2. La voce che mi critica dentro è davvero mia o l'ho sentita così tante volte che ho finito per crederci?
Hai presente quella strana sensazione che arriva quando fai qualcosa di nuovo, di diverso, o semplicemente tua… e ti senti come se qualcuno ti stesse osservando da dietro una vetrina immaginaria?
Nessuno ti sta davvero guardando, eppure dentro di te si accende una specie di telecamera mentale che ti filma, ti giudica, ti blocca.
È come se avessi interiorizzato uno spettatore invisibile, sempre pronto a valutare se ciò che fai è coerente, sensato, “normale”.
Può succedere quando racconti un’idea, quando esprimi un’opinione che non hai ancora ben confezionato, o anche solo quando cambi qualcosa nel modo in cui ti presenti al mondo. Allora, anche nel silenzio totale, senti quel brusio interno che ti fa dubitare: “sto esagerando?”, “sto facendo la figura di quello che…?”, “ma chi mi credo di essere?”.
E qui entra in gioco il potere strategico di questa domanda.
Individuare quei momenti in cui ti senti osservato senza esserlo, significa iniziare a riconoscere i luoghi in cui ti auto-censuri. Significa capire quali sono quegli ambiti in cui ti metti maggiormente in discussione, significa dare forma a quella sensazione e identificarne le dinamiche. È lì che si nasconde il giudizio più sottile, quello che non ha bisogno di parole perché ormai è diventato automatico.
E solo quando lo vedi, puoi iniziare a disinnescarlo. La paura del giudizio altrui va palesata prima di poterla affrontare.
E no, il focus non è di diventare “spavaldo”.
Semmai il focus è recuperare la possibilità di agire senza il bisogno continuo di chiederti se stai piacendo a qualcuno.

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3.Se potessi oggi agire come se nessuno mi stesse guardando (o giudicando) cosa farei di diverso?
Fermati un attimo.
Mettiamo da parte per un momento quelle giornate in cui la paura del giudizio c’è, si palesa sfacciatamente o con condizionamenti più o meno blandi.
E attenzione, anche se sembra simile alla prima domanda, la sfumatura è molto diversa. Qui si parla di sognare quello che per te è impossibile. Significa sbloccare un tassello ancora superiore.
Immagina una giornata in cui tutto ciò che fai, dici, scegli… non viene visto. Nessun pubblico, nessun commento, nessun like, nessuna faccia che alza un sopracciglio.
Solo tu, la tua volontà, e nient’altro.
Ti alzeresti alla stessa ora?
Scriveresti quel post?
Faresti ancora quel lavoro?
Manderesti quel messaggio che stai tenendo lì in bozze da settimane?
O forse ti permetteresti ciò non hai mai avuto il coraggio di prendere sul serio?
Questa domanda serve a farti vedere la parte di te che è ancora bloccata nel compiacere. Quella che ha imparato a calibrare ogni gesto in base a chi lo guarda, a chi lo giudica, a chi potrebbe fraintendere. E al tempo stessso ti porta a far incontrare questa parte, a quella che non ha paura di osare, di immaginare l’inimmaginabile.
E la verità è che finché quel filtro resterà acceso – il filtro del compiacere – non saprai mai davvero cosa vuoi e la tua parte che osa se ne starà dimenticata in un angolo.
Immaginare quel futuro ipotetico è il primo modo per prendere confidenza con un mondo dove tu non sei più condizionat* da ciò che gli altri pensano di te, ma dove tieni da conto il parere altrui e – big news – anche il tuo.
Da poco è attivo anche un canale telegram.
Si sta creando una community in cui chiacchierare, avere accesso a contenuti riservati e ad atività esclusive.
Ad esempio una video- call collettiva in cui fare rete…una volta al mese.
L’accesso è gratuito, ma il valore del progetto è inestimabile (mia onesta opinione).
Puoi accedere usa il link qui sotto.
Liberarsi della paura del giudizio altrui: Una riflessione finale
Abbiamo visto tre domande che hanno lo scopo di creare un po’ più di confidenza tra te e il giudizio altrui.
Non servono a “superarlo” – perché non è questo che ci interessa in questo passaggio.
Quello che ci interessa, ora, è individuare quel luogo, quel piccolo spazio interiore, che potrebbe esistere se tu vivessi tutto questo con un po’ più di serenità.
È lì che vogliamo guardare.
E sì, lo dicevamo prima: è il primo passo. Ma non un passo qualunque. È quello che apre la porta all’esplorazione. E l’esplorazione, se fatta con cura, ha una conseguenza diretta: iniziare ad agire.
Agire in direzione di un futuro che, in qualche modo, abbiamo iniziato a intravedere. Un futuro quantificabile, concreto, tanto definito quanto saranno state oneste le tue risposte.
Chiaro, è solo un primo passo – me ne rendo conto.
D’altro canto il futuro realizzabile è per definizione realizzabile e parte proprio da domande come queste. Solo che a volte da soli la strada è troppo nebulosa, l’aria troppo rarefatta ed il cammino per arrivarci troppo solitario.
In fondo, come si può superare tutto semplicemente leggendo un articolo? Non si può.
Ma rispondere sinceramente a queste tre domande può essere già una piccola svolta.
E se senti che hai bisogno di andare oltre, di spingerti un po’ più in là nel tuo futuro, concretizzarlo e rendere il percorso più chiaro – fino a trasformare tutto questo in azioni vere, visibili, tangibili – e si, in ultima analisi, se vuoi arrivare lì dove nessuno è mai giunto prima (cit.)– o almeno dove tu non sei ancora arrivato, puoi contattarmi.
Prenota qui la prima call che non è vincolante ed è gratuita.
Buona esplorazione.
E ci leggiamo nel prossimo articolo.

E se tutti i martedì condividessi con te idee e suggerimenti per aggiungere, ogni settimana, un pezzettino in più di consapevolezza nella tua gestione del tempo?
Cosa dici, potrebbe darti una mano? Se ti va di investire 5 minuti di lettura per ripartire con le pile cariche, c’è LEGGERMENTE. La mia newsletter. Leggila. Con Leggerezza.
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