Voglio Cambiare lavoro ma non so cosa fare: 4 domande chiave e 2 considerazioni che cambieranno la tua storia​

Voglio Cambiare lavoro ma non so cosa fare: 4 domande chiave e 2 considerazioni che cambieranno la tua storia

Cambiare lavoro. Come e perché?

 

Le motivazioni per cui decidiamo di cambiare completamente lavoro sono molteplici. Spesso c’è di mezzo una questione economica, altre volte un motivo pratico. A volte è solo per antipatia nei confronti del capo (come diciamo noi figli degli anni 90).

Ma talvolta, le ragioni sono più profonde.

Ed è proprio di questo che voglio parlarti in questo articolo. 

 

Voglio rivolgermi a quelle persone che stanno svolgendo un lavoro che le spegne, giorno dopo giorno. 

 

A chi non si sente valorizzat*, a chi ogni mattina si approccia al mondo del lavoro – o meglio, al proprio posto di lavoro – con la netta, distinta sensazione di stare dissipando il proprio tempo. Di star spendendo la propria vita in un contesto che non la rappresenta minimamente.

 

Ecco, se ti riconosci in questa situazione, questo articolo è per te.

Troverai quattro domande fondamentali da porti, che ti aiuteranno a fare chiarezza sul perché il tuo attuale lavoro non ti corrisponde. 

 

E, al tempo stesso, queste domande apriranno lo spazio per una riflessione sana e concreta su come orientarti nel tuo prossimo passo.

 

Ma fai attenzione però, leggi fino alla fine. 

 

Perché proprio alla fine ti condividerò un suggerimento che, secondo me, può fare davvero ma davvero la differenza. 

 

E si, credo tu debba assolutamente sentirlo e non debba perdertelo.

multipotenzialità e produttività

Ciao sono Dino! 

Sono passato in alcuni anni dall’essere un tecnico avviato ad una carriera di progettazione, a diventare un direttore artistico in grado di organizzare oltre 500 concerti, per poi trasformarmi di nuovo in quello che sono oggi.  Un marketer. Fino a quando vorrò.

multipotenzialità e produttività

Ciao sono Dino! 

Sono passato in alcuni anni dall’essere un tecnico avviato ad una carriera di progettazione, a diventare un direttore artistico in grado di organizzare oltre 500 concerti, per poi trasformarmi di nuovo in quello che sono oggi.  Un marketer e soprattutto un amichevole professore di quartiere. E si, anche un Life Coach.  Fino a quando vorrò.

Quando è il momento giusto per cambiare lavoro?

Piccola digressione.

 

Che cosa ci spinge a cambiare lavoro? 

E quando, quindi, è il momento giusto per trovare un nuovo lavoro?

 

Possibile tu sia in questo punto:


Vorrei cambiare lavoro ma non so cosa fare. 
Devo cambiare vita, lo sento, ma quale vita? 
Devo cambiare lavoro per crescere, ma in che direzione e in che senso?

Facciamo chiarezza, anche se per farlo dobbiamo complicare un attimo il discorso.

 

Non esiste una risposta unica a questa domanda e fin quì tutti d’accordo. Eppure, chissà come mai, per molte persone è una questione di “sentire” che è arrivato il momento. 

 

Una sensazione netta, che non sempre si può spiegare con la logica. 

 

Per molti la faccenda è qualcosa di più intimo. 

Per molti il desiderio di cambiare lavoro è un’esigenza, una necessità fisica: soddisfare il bisogno di essere in totale sintonia con il luogo nel quale passano la maggior parte del loro tempo. 

 

Non si accontentano di un lavoro e basta, perché ritengono la loro vita meriti di più di un semplice stipendio o di un entrata economica. 

 

Ecco, per queste persone è una questione di realizzazione personale. Devono sentirsi vivi in quello che fanno. 

 

E per questo hanno cambiato nel corso degli anni moltissimi lavori, sperando in ogni passaggio di ottenere l’obiettivo sopra descritto. 

 

Ecco, le domande che ci porremo tra poco hanno proprio lo scopo di comprendere come fare una scelta sensata al prossimo cambio di lavoro tenendo conto di quello che abbiamo detto in questo paragrafo.

Life coach: cosa è il life coaching e 3 modi in cui potrebbe aiutarmi se sono multipotenziale Life coach. Tra tutte le varie …

Una considerazione che cambierà la tua storia

E c’è una cosa importante da dire prima di proseguire.

 

Questo blog parla di multipotenzialità e se non sai cosa significa, sappi che quello che ho appena descritto è il sentire tipico di una persona con attitudine multipotenziale. (in tutti i casi poco sotto trovi un banner per chiarirti meglio le idee)

 

E c’è una cosa importante da dire.

 

Le persone con un’attitudine multipotenziale non cambiano lavoro solo per noia o per la voglia di variare. 

 

 

E quì dobbiamo chiarire una cosa che potrebbe cambiare da subito la tua storia. Ne parlo però  nel prossimo paragrafo.

multipotenziale chi?

Come capire se sei multipotenziale in 6 passi Come capire se sei multipotenziale?Facciamo un passo indietro.    Hai sentito per caso il …

Cambiare lavoro partendo da una consapevolezza

Chi si annoia facilmente quando porta avanti lo stesso lavoro per un periodo prolungato, o che perde motivazione, o che sente di non aver più nulla da dare, spesso arriva a una conclusione affrettata: quale?

 

Quella di essere una persona incostante. 

Una persona in cui subentra la noia, in cui emergono aspetti che sembrano minare la continuità, perché – per attitudine – tende a variare e a spaziare.

 

Nulla è più falso.

Nulla è più falso.

Nulla è più falso.

 

Se ti sei trovat* in questa situazione, ti invito a riflettere su questo punto. Quasi sempre, il lavoro che hai lasciato risuonava con te solo in minima parte – o forse nemmeno per quella piccola parte.

 

L’idea di dover “tenere duro” in un lavoro che non ci rappresenta, solo per senso del dovere, è ciò che porta molti (gli altri) a considerare irresponsabile chi decide di mollare. 

 

Ma questo è uno dei grandi mali del nostro mercato del lavoro: un sistema strutturato per incasellare le persone in ruoli fissi, dentro una logica capitalistica.

Leggi però attentamente quello che sto per dirti ora. 

perché per proseguire con le domande che voglio porti dobbiamo assolutamente chiarire un punto nevralgico e scardinare una falsa credenza che forse porti con te da sempre. Partiamo.

Non c’è nulla di male nel desiderare qualcosa che ti rappresenti di più e questo non fa di te una persona irresponsabile, anche se te lo sei sentit* dire o – peggio ancora – anche se per lungo tempo lo hai pensato tu stess*.

 

 

E anche se questa ricerca ti ha portato a cambiare mille e mila lavori. E te lo riscrivo perché dei averlo stra chiaro in mente.

 

Non c’è nulla di male nel desiderare un lavoro che ti rappresenti di più e questo non fa di te una persona irresponsabile, anche se questa ricerca ti ha portato a cambiare mille e mila lavori.

E’ il desiderio legittimo di un essere umano che ha capito che su questa terra passerà una volta soltanto. E non vuole perdere tempo, perché ce n’è poco e non lo puo sprecare in una direzione che non lo farà sentire vivo.

 

E questa persona, molto probabilmente sei tu.

Detto questo, proviamo a ragionare insieme su un punto fondamentale: come evitare di creare “precedenti”. 

 

 

Come non ritrovarsi, ancora una volta, in un lavoro che ci farà sentire fuori posto.

 

Le quattro domande (più una considerazione finale) che sto per proporti nascono proprio con questo scopo: aiutarti a individuare, prima di tutto, il tuo percorso. 

 

 

Per ritrovarti, finalmente, in un luogo di lavoro dove tu possa essere davvero te stess*.

 

Partiamo con le domande.

SEI IN DIFFICOLTÁ?

I tuoi molteplici interessi ti stanno mettendo in scacco e ti hanno impedito di crearti un percorso lavorativo chiaro ed appagante? Se ti va ho pensato di aprire questo spazio sicuro. Un modo per fare due parole e darsi una pacca sulla spalla a vicenda. Ovviamente non costa nulla.

SE INVECE SAI CHE UN CAFFÈ NON BASTERÁ, DAI UN’CCHIATA A QUESTA PAGINA.

1. Voglio cambiare lavoro ma, cosa mi manca davvero nel mio lavoro attuale?

Fermati subito.

Piccolo disclaimer: le prime risposte che ti verranno in mente saranno probabilmente sbagliate.

 

Sì, perché quando sentiamo che è il momento di cambiare lavoro, ci focalizziamo quasi sempre su ciò che appare in superficie. Su quei dettagli evidenti, macroscopici, che però arrivano solo alla fine di un processo molto più lungo. 
Sono gli “ultimi segnali”, quelli più rumorosi, ma non per forza i più veri.

La verità? 

 

 

I segnali c’erano già da tempo. Solo che erano sepolti. E sono quelli che tu hai volutamente ignorato per evitare di sentirti irresponsabile. Proprio quello che dicevamo prima.

 

Erano nascosti dietro sfumature, fastidi lievi, dettagli che abbiamo ignorato – perché tanto, “dobbiamo pur pagare una bolletta”. Perché abbiamo responsabilità, e allora ci adattiamo. Facciamo spallucce.

 

 

Ma quei dettagli, che sembrano piccoli, non lo sono affatto. 

Perché non ci rappresentano. Non ci parlano davvero.

 

 

Facciamo qualche esempio.

 

 

Forse la missione aziendale non è mai stata in linea con ciò in cui credi. Sensata, bella, ma senza emozioni autentiche che ti arrivassero dritte nel petto. 

 

O ancora, un lavoro nel quale percepisci delle dissonanze etiche. Te le fai andare bene ma scavano nella roccia.

 

Ancora, un lavoro dove percepisci scarsa considerazione. Non una cosa tangibile ma il sentirsi poco percepiti anche se non maltrattati è un crash plausibile e non indifferente.

 

 

Eppure porti avanti queste attività per mesi, magari anni. 

 

E quel piccolo logorio c’è. Goccia dopo goccia, qualcosa dentro comincia a incrinarsi finché la corazza che ti sei costruito inizia a sgretolarsi.

E così, improvvisamente, tutto ti diventa pesante. Ma non è poi così improvviso se ci pensi.

 

Ti convinci però che stai lasciando il lavoro perché il tuo responsabile ti tratta male o perché l’ambiente è tossico. Ma attenzione: quella è una conseguenza, non la causa.

 

 

La vera domanda da porti è un’altra:

 

Quanto il tuo lavoro è in sintonia con ciò che tu senti, con chi sei davvero?

 

Ecco, parti da qui.

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2. In quali momenti della mia vita mi sono sentito veramente realizzato?

Questa domanda è sorella diretta della precedente.

Quali sono quei momenti – lavorativi o meno – in cui ti sei sentit* davvero al posto giusto?

 

Prenditi un bel foglio di carta e scrivili.

 

Fermati. Prenditi il tempo. Fai mente locale. Non solo “cosa stavi facendo”, ma come ti sentivi. Una volta che li hai messi nero su bianco, passa al secondo step: scrivi anche perché ti sentivi nel posto giusto.

 

E anche qui, attenzione: non accontentarti delle risposte superficiali. Vai in profondità. Chiediti cosa, davvero, ti faceva stare bene in quei momenti. Non dare per scontato nulla.

 

Ti faccio un esempio.

 

Per un periodo ho lavorato nelle programmazioni artistiche. Organizzavo grossi eventi. Credevo che quello fosse il mio mondo. Era stimolante, movimentato, creativo. Eppure, portava con sé stress, stanchezza, sovraesposizione. Io, che sono una persona introversa, finivo ogni serata completamente scarico.

 

Col senno di poi, ho capito che ciò che mi affascinava non era tanto il fare eventi, ma l’ambiente in cui quei progetti prendevano vita: il mondo artistico, musicale, culturale.

 

E questa consapevolezza mi ha aperto un ventaglio di possibilità.

Forse il mio ruolo, in quell’ambiente, non era quello dell’organizzatore.

 

Forse potevo contribuire in altri modi: come scrittore, come critico, come creativo.

Stesso ambiente, ruolo diverso.

E questo cambia tutto.

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3. Se non avessi paura, cosa farei domani?

Questa, caro animale raro, amic* che stai leggendo, è una domanda estremamente potente.

Perché qui risiede il nostro coraggio.

 

Viviamo completamente condizionati dall’ambiente che ci circonda – soprattutto da quello lavorativo – che ci racconta che possiamo sognare, ma fino a un certo punto. Che abbiamo responsabilità da assolvere. Che non possiamo fare sempre di testa nostra. E tutta una serie di convinzioni estremamente simpatiche, ma anche estremamente poco lusinghiere nei nostri confronti.

Ma se tu potessi scegliere, oggi, qualsiasi cosa,
che cosa faresti davvero?

 

Scrivilo. Fai una lista.

Elenca tutte le cose che faresti se la paura non esistesse.

E subito dopo aver scritto quella lista, vai un passo oltre: per ognuna di queste cose, chiediti perché vorresti farla.

 

Che cosa ti entusiasma di quella cosa? Che energia ti smuove?

 

 

Perché secondo me – e parlo per esperienza – esiste una possibilità concreta: che tra quelle righe, tra quelle idee che magari ti sembrano utopie, emerga un filo conduttore.

 

E quel filo, se lo segui con attenzione, potrebbe portarti esattamente dove vuoi arrivare.

4. Quale versione di me sto sacrificando per restare dove sono?

Questa fa male. Lo so.

Ma serve. Serve un atto di onestà totale da parte tua.

Perché se resti dove sei, qualcosa dentro di te lo stai sacrificando. È un dato di fatto.

Se così non fosse, saresti felice. Saresti pienamente soddisfatt* del posto in cui ti trovi ora.

 

Quindi… che cosa stai sacrificando?
Quale parte di te? 

Quale versione della tua identità? 

Quali desideri, quali attitudini, quali sogni?

 

Scrivilo. Annótalo su un foglio. Senza giudizio.

 

Poi fermati. Rileggi quello che hai scritto. E domandati:

Quanto sono importanti per me queste cose?
Quanto sto soffrendo nel lasciarle fuori dalla mia vita?
Quanto sono determinanti per la mia felicità e realizzazione?

 

Questa riflessione è forse la più intima di tutte.
Ed è quella che ci prepara all’ultimo paragrafo.

Perché lì voglio proporti un’ultima considerazione. Una che, davvero, potrebbe fare la differenza.

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Cambiare lavoro senza compromettere i propri valori

Eccoci in fondo.

 

Le domande che ti ho proposto non sono solo spunti di riflessione: sono campanelli d’allarme. Servono a rileggere la tua situazione attuale sotto una nuova luce e a metterti in una condizione più consapevole.

 

La condizione di porti, ogni volta che ti trovi di fronte a una nuova opportunità, questa domanda:

 

“Come mi fa sentire questo nuovo lavoro rispetto alle domande che mi sono posto?
Il posto che voglio trovare sarà in grado di rispettare le mie risposte?
Oppure finirò ancora per compromettere qualcosa di importante, magari senza rendermene conto?”

Domandati:

Quali sono le cose che devo cercare per onorare le risposte che ho dato a me stesso o a me stessa?

Perché queste risposte parlano di te. Di chi sei davvero.

 

E se sei arrivato o arrivata fino a qui, mi permetto un’ultima osservazione.

 

È molto probabile che, da tutta questa analisi, sia emersa una parola chiave: valori.

È molto probabile che il lavoro che fai oggi sia in conflitto con i tuoi valori profondi.

 

E se posso dirti la mia – da “vecchio scemo”, come mi piace definirmi – forse in passato hai fatto scelte lavorative in cui i tuoi valori non sono stati tenuti in alta considerazione.

E forse, anche per questo, ti sei trovato o trovata spesso a cambiare.

Perché nella fretta di trovare qualcosa che ti mantenesse, hai agito sull’onda dell’entusiasmo…ma senza fermarti davvero a chiederti: “Ciò che sono, è rispettato da questo lavoro?”

 

Lo so cosa stai pensando: “Non si può sempre fare i preziosi”.

Ed è vero.

 

Ma essere consapevoli di questo passaggio fa tutta la differenza del mondo. Perché anche se ci troviamo a lavorare in un posto che non ci rappresenta, farlo con consapevolezza ci permette di costruirci degli anticorpi.

E questi anticorpi possono aiutarci a non perderci per strada.

 

Spero che queste domande ti siano state d’aiuto.
Se così non fosse, scrivimi pure e soprattutto, dimmi che cosa ne pensi: quali riflessioni hai fatto, quali considerazioni sono emerse?

 

Magari qui sotto, nei commenti.

 

 

E se senti il bisogno di parlarne faccia a faccia, perché credi per te sarebbe necessario un aiuto esterno, per definire meglio i prossimi passi, per identificare una mappa che ti porti al tuo futuro desiderato, beh, valuta un percorso di coaching. Prenota qui la prima call che NON è vincolante ed è gratuita.

 

 

 

Ciao, e al prossimo articolo.

E se tutti i martedì condividessi con te idee e suggerimenti per aggiungere, ogni settimana, un pezzettino in più di consapevolezza nella tua gestione del tempo?

 

Cosa dici, potrebbe darti una mano? Se ti va di investire 5 minuti di lettura per ripartire con le pile cariche, c’è LEGGERMENTE. La mia newsletter. Leggila. Con Leggerezza.

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