Smettere di pensare troppo: Come ho gestito l'overthinking in 3 mosse (infallibili)

Smettere di pensare troppo, se hai un problema di overthinking, è l’obiettivo da raggiungere per trovare pace e serenità. Non è un percorso facile, è lastricato di parolacce e qualche passo falso, ma è fattibile. Chiarisco da subito: è fattibile, con alcuni accorgimenti che passano da un presupposto di base.
Il presupposto di base, è che se senti di non farcela da solə – cosa legittima e plausibile – una persona professionalmente preparata non è un aiuto da trascurare.
Anzi, è il percorso senza dubbio consigliabile per arrivare in fondo a quel tunnel fatto di pensiero eccessivo e invadente.
Detto questo, ti racconterò come ho affrontato questo problema, perché nasce, come si manifesta e quali sono stati i miei presupposti – che potrebbero essere anche i tuoi.
E condividerò 3 mosse – non 10, non 7, solo 3 – che da sole faranno il novanta per cento della vittoria.
Leggi l’articolo fino alla fine, perché ci sono alcune considerazioni che voglio condividere con te e che spessissimo vengono ignorate, e non ho la più pallida idea di dove andrò a metterle nel testo.
Quindi ti tocca leggerlo tutto.
Partiamo.

Ciao sono Dino!
Sono passato in alcuni anni dall’essere un tecnico avviato ad una carriera di progettazione, a diventare un direttore artistico in grado di organizzare oltre 500 concerti, per poi trasformarmi di nuovo in quello che sono oggi. Un marketer. Fino a quando vorrò.

Ciao sono Dino!
Sono passato in alcuni anni dall’essere un tecnico avviato ad una carriera di progettazione, a diventare un direttore artistico in grado di organizzare oltre 500 concerti, per poi trasformarmi di nuovo in quello che sono oggi. Un marketer. Fino a quando vorrò.
Overthinking: Cosa significa?
Overthinking è un termine che indica il processo di pensare in modo eccessivo o ossessivo in relazione ad un determinato argomento, ad un determinato problema o ad una determinata situazione.
È quando la nostra mente finisce in un circolo vizioso di pensieri ansiosi, dubbi e indecisioni, spesso senza riuscire a trovare una soluzione chiara o ragionevole.
È un problema pensare troppo?
Lo è quando il pensiero eccessivo prende il controllo e lascia noi incapaci di prendere decisioni e affrontare i problemi in modo efficace.

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Perché si pensa troppo?
Il pensiero eccessivo nasce solitamente per due macro cause.
Da un lato abbiamo i sensi di colpa legati al nostro passato, quelli che ci assillano. Quegli errori che non ci siamo mai perdonati, sui quali cerchiamo chiavi di lettura che ci diano pace, ma dai quali spesso cerchiamo di distogliere il pensiero perché ci fanno troppo male. Quando i sentimenti superano la nostra capacità di gestirli, nasce l’overthinkg.
E poi abbiamo l’ansia derivata dalle incognite per il futuro. L’incertezza, la mancanza di controllo, la paura di quel che sarà. Quando queste paure superano la soglia di guardia, i nostri pensieri si affollano dello spirito del natale futuro – come direbbe Dickens – e la lucidità si perde dietro ogni forma di dubbio che la nostra fantasia sarà in grado di partorire.
Rimpianti per il passato. Paura per il futuro.
Queste le due macro cause alla base del pensiero eccessivo.
Nel dettaglio però, queste macro cause sono innescate da compagni di viaggio che più o meno tutti conosciamo: ansia, stress, insicurezza, mancanza di fiducia in se stessi, paura di fallire.
In un mondo ideale nessuno avrebbe problemi di overthing.
Visto però che la nostra quotidianità è spesso “come la scala del pollaio: corta e piena di m*rda” (cit. Edoardo de Filippo), tutti quei fantastici compagni di viaggio – elencati nella frase sopra – ci fanno partecipare a mirabolanti avventure.
E porca miseria ci costringono a fare i conti con cose delle quali faremmo volentieri a meno.
Cosa succede al cervello se si pensa troppo?

Succede che i nostri percorsi mentali si amplificano, prendono il controllo dei nostri ragionamenti in maniera del tutto automatica e la nostra mente fa boom.
Piccola nota a margine.
Se parlerò di questi temi con ironia non è per mancanza di rispetto o perché considero il problema di poco conto.
Semmai avendolo affrontato, mi permetto di prendere il toro per le corna e di scendere un po di livello, giusto per abbassare eventuali tensioni.
L’ironia ci salverà tutti in fondo.
Quindi, cosa succede?
Lo vediamo punto per punto.
Ansia e paura al comando
La nostra ansia e la nostra paura si trasformano in ansiissima e paurissima.
(per via dell’Iperattivazione dell’amigdala, la parte del cervello che gestisce le emozioni, inclusa la paura e l’ansia).
Imparare a gestire l’ansia da multipotenziale; la mia esperienza in 5 punti Imparare a gestire l’ansia da multipotenziale è indispensabile. Se sei …
Pianificazione estrema
Diventiamo iper pianificatori: prendere ogni decisione
diventa questione di stato, i dettagli da insignificanti diventano determinanti e ci congeliamo. Inattività totale.
(Problema che si genera per via dell’aumento dell’attività nella corteccia prefrontale coinvolta nella pianificazione, nel ragionamento e nel prendere decisioni).
Rimugginare senza controllo
Si ripensa continuamente a un evento o a una preoccupazione e si rafforzano i percorsi neurali associati a quei pensieri specifici. In pratica diventa impossibile smettere di pensare a quei pensieri (gioco di parole iperbolico).
(Succede per via delle connessioni neuronali rinforzate, associate ai pensieri ricorrenti).
Memoria in affano
Ridotta capacità di memoria, della concentrazione, e dell’attenzione.
(Anche qui, si attua una disfunzione dell’ippocampo coinvolto nella memoria e nel consolidamento delle informazioni).
Detto questo, questi sono solo i primi 4 cavalieri dell’apocalisse.
In realtà ciò che accade al nostro cervello quando pensiamo troppo è qualcosa di molto più ampio, ci sono molte altre conseguenze e variano da persona a persona.
Te ne scrivo ancora qualcuna in modo tale che tu possa capire se quello che ti succede è nella norma e, di conseguenza, capire che altri passano quello che passi tu.
- Ogni problema diventa una minaccia rischio vita.
- Instabilità dell’umore e delle emozioni.
- Impossibilità per il cercello di leggere le situazioni in maniera differente.
Basta così. Hai capito il punto, se soffiramo di pensiero eccessivo, meglio uscirne.
Vediamo come.
Come si fa a non pensare troppo?
Eccoci quindi arrivati a parlare di strategie per uscire dall’overthinking.
Chiarisco. Non sono esperto se non perché mi ci sono ritrovato, anche per via del fatto che sono una persona multipotenziale. E se sei una persona multipotenziale, non è poi così improbabile tu soffra di overthinking.
A proposito, sai cosa significa essere multipotenziale? Secondo me dovresti perché non è da escludere lo sia anche tu.
Ti lascio qui il link ad un articolo che ti chiarirà perfettamente il tutto: Come capire se sei multipotenziale
Detto questo, pronti all’azione come nemmeno Chuck Norris, ecco quali sono i 3 aspetti che per me si sono rivelati fondamentali nella lotta al pensiero eccessivo.
1. Favorisci il tuo viaggio interiore con la lettura.
Rifletti su questo.
Noi siamo davvero consapevoli di chi siamo in realtà?
Apparentemente verrebbe da dire di si.
Certo che so chi sono. Vero?
Eppure, abbiamo valori che facciamo nostri ma che in molti casi ci sono stati tramandati. Li abbiamo abbracciati, perchè 1- la riprova sociale dice siano quelli che dobbiamo avere 2- ci arrivano dall’infanzia. Legittimo.
Eppure non sempre ci rappresentano.
Siamo convinti di avere dei limiti ma sovente sono limiti che la vita, la società, amici parenti e conoscenti, ci hanno affibbiato. E a furia di vederceli cuciti addosso abbiamo assunto d’ufficio fosse i nostri, senza quasi mai mettere in discussione questo presupposto.
Abbiamo desideri. Eppure molte delle cose che vorremmo avere, vorremmo realizzare, non sono realmente nostri desideri, ma sono condizionamenti che arrivano dalla pubblicità, dalla società capitalistica, dal marketing.
Come suona epico vero?
In soldoni. In tutta questa confusione, perdersi è la cosa più plausibile possa accadere.
E non c’è frustrazione più grande, stress più grande, ansia più grande, del non rispecchiarsi nella propria vita.
Questa forma di frustrazione, è un urlo silente che non riesce ad uscire.
E se un urlo non esce allora si trasforma.
In cosa? In pensiero eccessivo, chiacchericco interiore, pensiero intrusivo.
Quindi? Come posso far fronte a questo problema così radicato? Come posso ritrovarmi?
Ti suggerisco un termine.
Autodiscovery.
Viaggio interiore.
Quella forma di auto ricerca, mirata ad andare a rintracciare dentro di noi quella parte che davvero ci rispecchia. Rintracciare quelle cose che ci identificano e che davvero ci mettono in sintonia, in serenità con i nostri desideri.
Ok, Dino, bellissima la super cazzola, ma in pratica come faccio?
Ti dico come ho fatto io.
Con la lettura.
Ma non libri di crescita personale. Certo, anche.
Principalmente però, io sono un sostenitore del potere delle storie. Quei racconti di esseri umani che ci portano ad essere in contatto con noi stessi.
Quei libri di scoperta e di riflessione che al termine non ci lasciano solo un bel racconto, no.
Quei libri che al termine ci lasciano tutto un mondo.
Te ne suggerisco alcuni ti va?
3 libri per smettere di pensare troppo
Come da paragrafo precedente, ecco 3 romanzi per aiutarti in quell’ auto discovery necessario – secondo la mia esperienza – per vincere l’overthinking.
Comincia da questi 3 che l’estate è il momento perfetto per iniziare il viaggio.
“L’arte di correre” di Haruki Murakami: Segue le vicende di un uomo che decide di iniziare a correre per trovare la sua strada nella vita e scoprire se stesso lungo il percorso.
“Le quattro casalinghe di Tokyo” di Natsuo Kirino: Quattro donne si incontrano casualmente e iniziano a lavorare insieme in un’impresa di cucito. Durante il loro lavoro, le protagoniste si scontrano con i propri desideri e i propri limiti, affrontando un percorso di autoscoperta.
“Il lato positivo” di Matthew Quick: È la storia di Pat, un uomo che cerca di ricostruire la sua vita dopo un periodo in un istituto psichiatrico. Attraverso incontri inaspettati e l’amore, Pat impara a gestire le sue emozioni e scoprire la felicità.
Viaggio interiore: 10 +1 film per ispirare l’autodiscovery se sei multipotenziale Multipotenzialità e viaggio interiore (l’ autodiscovery). Possiamo dire che questi …
2. Come vincere l'overthinking con Un diario e una penna.

C’è un potere taumaturgico nella scrittura.
E non devi di certo vincere il premio strega.
Devi però essere consapevole di questo:
Imprimere con un atto fisico – la scrittura – i tuoi pensieri su carta, è un passaggio di consegne tra la tua mente ed un supporto esterno che custodirà i tuoi pensieri al posto tuo.
Suona strano, ma anche l’intensità con cui imprimiamo le lettere cambia a seconda di quale è il nostro stato d’animo.
Se ci pensi, quando ti senti serenə hai una scrittura più scorrevole di quando l’ansia condiziona i tuoi pensieri.
Con il pensiero eccessivo avviene la medesima cosa.
Scrivere mi ha aiutato in tanti di quei modo che non saprei nemmeno da dove iniziare per raccontarteli.
Ecco cosa ti consiglio di fare.
Ogni mattina, appena ti alzi, o nel caso mentre sei sotto le coperte, prendi il tuo diario, prendi la tua penna e scrivi.
Cosa?
Tutto.
A flusso di coscienza butta su carta ogni cosa che sta iniziando a passarti per la mente. Non preoccuparti di come lo scriverai, sbaglia verbi, scrivi male, fregatene.
Però scrivi.
Fallo anche se ti sembra le informazioni non abbiano senso, anche se i pensieri ti sembrano disordinati.
Poco alla volta, giorno dopo giorno, i tuoi pensieri si faranno meno caotici, meno ossessivi, e la tua capacità di ragionare e la tua tranquillità mentale si riallineranno.
Ora.
Voglio dirti una cosa che vorrei tu non mollassi mai.
Scrivere è un super potere che tutti hanno ma che in pochi utilizzano.
Ma davvero ha un potere enorme.
Provaci. Il risultato sarà pazzesco.
Fammi sapere nei commenti come è andata.
3. Vinci l'Overthinking facendo attività fisica.

Adesso ti dico una cosa che potrebbe sorprenderti.
Come hai reagito leggendo il titolo di questo paragrafo?
Fa attenzione a quello che scrivo ora.
Più hai storto il naso leggendo il suggerimento di “fare attività fisica“, più la tua soluzione per il pensiero eccessivo risiede esattamente in questo paragrafo.
Quanta confidenza hai con il tuo corpo e con la fatica?
Ti racconto in breve la mia esperienza.
Io amo correre. Ma amo davvero correre, mica che mi piace soltanto.
Ma non è sempre stato così.
Correre non mi viene naturale.
Un giorno un amico mi ha passato una scheda dal titolo emblematico: “da zero a 5 km se sei uno sfigato patentato.“
Porca miseria, è la mia pensai!
Io ero sfigato al punto che la prima volta che uscii a correre, mi vennero svarioni veri dopo 300 metri. Ma veri veri.
E secondo me questo è un livello Sfiga Pro al quale tu forse non appartieni.
In tutti i casi, quella scheda funzionò piuttosto bene e nel giro di qualche mese doppiai l’obiettivo che mi ero prefissato.
Invece di fermarmi ai 5 chilometri arrivai a correrne fino 10.
E perché questa cosa della corsa è così interessante se soffri di overthinking?
Per quello che sto per raccontarti ora.
Succede una cosa nella tua mente mentre corri. E succede anche senza sforzare eccessivamente il proprio sistema cardio vascolare. Te lo traduco in soldoni: senza arrivare al punto di sentire l’affanno che spezza la gola e il fianco.
Succede che ad un certo punto mentre senti le gambe andare, il respiro regolare e sostenibile, l’aria che entra nei polmoni e li ricopre, il rumore del respiro nelle orecchie e la serotonina che entra in circolo, succede che a quel punto, come per magia percepisci distinta una sensazione.
E NON può NON accaderti.
Non ti dico che accadrà la prima volta e nemmeno la seconda. Ma se ti dai il tempo di uscire, correndo la prima volta 500 metri, poi 800, poi 1 chilometro, poi 1,5 e via così, se consenti al tuo corpo di adattarsi un poco alla volta, beh ci sarà un momento in cui la proverai e tutto cambierà.
Qual’è quella sensazione?
La gioia.
E in quel preciso momento, la tua mente sarà in perfetta serenità di pensiero.
Se sei una persona che già pratica la corsa sai di cosa sto parlando.
Se non sei una persona che corre e soffri di pensiero eccessivo, te lo ripeto, quì, in questo paragrafo risiede una soluzione potentissima.
Ma attenzione: non pensare di dover essere un fenomeno.
Il paletto che mi sono posto dall’inizio è stato “disinteressati del tempo”.
Pensa all’azione quotidiana, trova un tuo passo lento o veloce che sia, quell’andatura che si trova esattamente tra il comodo e lo scomodo, come direbbe il buon Daniele Vecchioni, Runner coach molto attivo online e mio personalissimo eroe.
Arriva li dove la fatica non è tale da farti desistere e dove non è nemmeno troppo poco da non farti sentire vivo. Vedrai.
Fai attività fisica. Se non ti va di correre (però provaci prima) fai qualcosa ti consenta di arrivare a quella sensazione.
Provaci e dimmi se la tua mente non troverà pace.
Smettere di pensare troppo e la paura del fallimento
Siamo quasi in conclusione e di fatto ti ho già rivelato i 3 passi che mi hanno consentito di svoltare.
Manca ancora il gran finale che mantengo sempre in chiusura.
Prima però vorrei condividere con te una riflessione che spero possa esserti d’aiuto.
La paura di fallire è uno dei più comuni inneschi in relazione all’overthinking.
Viviamo una quotidianità che spesso ci racconta quanto sia devastante fallire.
Ce lo dice così tanto da diventare parte del nostro essere.
Anche la natura ci mette del suo.
Il fallimento, in quanto elemento venduto come negativo, innesca in noi una reazione atavica.
Come se fossimo cacciatori indigeni di una foresta pluviale. Fallire nel cacciare significa morire di fame. Fallire va evitato – porca miseria come la metto giù dura.
Fa ridere letta così lo so, e lo so che ti sei immaginatə in mutande a cacciare nella foresta. Non l’hai fatto? Allora lo stai facendo adesso.
È esattamente per questo motivo che la nostra mente reagisce in maniera più intensa ad un fallimento rispetto ad un successo.
Il successo non è un rischio. Il fallimento si.
Il fallimento va evitato più di quanto il successo vada cercato.
Così ragioniamo atavicamente.
Quindi dove sta il punto?
Il punto è che la narrativa quotidiana del fallimento, che in automatico riconduciamo ad un evento traumatico, di fatto è un errore concettuale.
Il fallimento non è un fallimento.
Noi generiamo ansia, paura, stress, inattività – che ci porteranno all’overthinking – per un presupposto completamente errato.
Questo presupporto è che NON possiamo permetterci di fallire.
Questo pensiamo!
E non solo. Riflettici.
A volte parliamo di fallimento come di passaggio obbligato per il successo e tale successo è un successo economico, di vita e via così. Dopamina come non ci fosse un domani.
In pratica ci facciamo piacere il fallimento perché poi ci porterà al successo.
Nemmeno li riusciamo ad accettare una verità che è palese.
La verità è che non sempre dopo il fallimento c’è il successo.
A volte c’è solo quello, il fallimento.
E sai cosa? La vera rivoluzione è accettare che vada bene così.Può succedere.
Quello che mi ha aiutato a vincere questa paura e ad afferrare alcuni successi, piccoli o grandi che fossero, è stato la rivoluzione di non cercare affatto alcun successo.
Il solo successo che mi sono imposto di ottenere è stato è quello di iniziare ad agire e di compiere passi quotidiani.
Se hai difficoltà a gestire il fallimento, iniziare a compiere azioni che ti porteranno da A a B, anche se quel AB sarà un tragitto brevissimo.
Questa si che è la rivoluzione totale.
Farai tua la consapevolezza che il modo migliore per ottenere un risultato, è pensare al tuo percorso quotidiano.
E che l’ansia per il futuro, lo stress e tutte quelle condizioni che ti portano all’overthinking sono un costrutto sociale del quale puoi fare tranquillamente a meno.
Non sarà un fallimento a determinare chi siamo e non cambierà una stracavolo di nulla dopo.
Perchè dovresti averne paura? Fregatene.
E te lo dice uno che nella vita ha fallito clamorosamente facendo un casino di rumore.
Fallire, non intaccherà mai la tua felicità. Non pensarci troppo.
Smettere di pensare troppo dipende da una cosa sola.

Adesso concludo. E ti passo il fuoco d’artificio finale che wow.
Sto per darti una citazione dottissima tratta da un film pazzesco che non ti dico nemmeno il titolo. Anzi si te lo dico.
Titolo americano: City Slickers
Titolo italiano: Scappo dalla città – La vita, l’amore e le vacche (quanto detesto i titolisti nostrani)
Con Billy Crystal e tutta la sua gang.
Ecco la citazione.
“Tu lo sai qual e’ il segreto della vita, Mitch?”
“No Curly… Qual e’?”
“Questo!” disse alzando il dito indice.
“Il tuo dito?” ironizzò Mitch
“No. Il segreto della vita è una cosa… soltanto una cosa: tu tienila stretta, e tutto il resto puo’ anche andare a puttane!”
“Gia’, certo, ma… qual’e’ questa cosa?”“Questo sei tu che lo devi scoprire…”
Fregatene di quello che sarà e della possibilità di non riuscire.
Vivi quello che accade oggi e cerca quella cosa che sta alla base delle tue giornate.
Tutto il resto, fallimenti e successo – e paure derivate – fanno solo volume.
Guardatelo questo film.
Ci leggiamo il prossimo articolo.

E se tutti i martedì condividessi con te idee e suggerimenti per aggiungere, ogni settimana, un pezzettino in più di consapevolezza nella tua gestione del tempo?
Cosa dici, potrebbe darti una mano? Se ti va di investire 5 minuti di lettura per ripartire con le pile cariche, c’è LEGGERMENTE. La mia newsletter. Leggila. Con Leggerezza.
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