stress da lavoro correlato

Stress da lavoro correlato: cos’è, e come affrontarlo in 8 passi

Stress da lavoro correlato: cos'è, e come affrontarlo in 8 passi

stress da lavoro correlato

Stress da lavoro correlato. Sai di cosa si tratta? 

Forse lo sai anche senza sapere che si chiama in questo modo.

 

E non solo. 

È possibile sia uno spettro contro il quale ti sia capitato di combattere in passato. O magari adesso, in questo preciso momento.

 

Perché posso dirlo con questa sicurezza?

 

Perché statistica vuole che circa l’80 per cento delle persone siano insoddisfatte del loro posto di lavoro, e non esiste presupposto più potente per lasciare spalancata la porta di ingresso, per questo scomodissimo ospite.

 

Ne parliamo in questo articolo. 

Ne parliamo in maniera approfondita cercando di darti una mappa precisa di quali sono le cose a cui devi prestare attenzione per difenderti come si deve.

 

E abbatteremo insieme qualche falso mito. Che non guasta mai.

 
multipotenzialità e produttività

Ciao sono Dino! 

Sono passato in alcuni anni dall’essere un tecnico avviato ad una carriera di progettazione, a diventare un direttore artistico in grado di organizzare oltre 500 concerti, per poi trasformarmi di nuovo in quello che sono oggi.  Un marketer. Fino a quando vorrò.

multipotenzialità e produttività

Ciao sono Dino! 

Sono passato in alcuni anni dall’essere un tecnico avviato ad una carriera di progettazione, a diventare un direttore artistico in grado di organizzare oltre 500 concerti, per poi trasformarmi di nuovo in quello che sono oggi.  Un marketer. Fino a quando vorrò.

Cos’è lo stress lavoro correlato?

Come sempre partiamo dalla definizione. 

 

Lo stress da lavoro correlato, noto anche come stress occupazionale o stress sul posto di lavoro, è una “condizione in cui un individuo sperimenta un eccesso di stress a causa delle pressioni, delle sfide e delle richieste connesse al proprio lavoro.” 

 

Ancora più specifico? 

Il National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) lo inquadra in questo modo:

 

“un insieme di reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifesta quando le richieste poste dal lavoro non sono commisurate alle capacità, risorse o esigenze del lavoratore”. 

La definizione è estremamente chiara.

 

Eppure non so perché, sento la necessità di inquadrarla ancora meglio. Di provare a scrivermela sulla pelle.

 

Proviamo? 

 

Lo stress da lavoro correlato è quando senti che quello che ti viene chiesto non è alla tua portata ( e non per colpa tua):

 

  • Forse perché le richieste fatte dal datore di lavoro sono eccessive.
  • forse perché non veniamo messi nella condizione di fare quello che ci chiedono di fare. 
  • Forse perché non siamo minimamente in sintonia con il ruolo che stiamo ricoprendo.
  • Forse perché non siamo minimamente in sintonia con chi ci circonda.

Che dici, adesso che abbiamo provato a dare un po di colore e sfumature a questa definizione, ritieni di aver avuto a che fare con questa situazione?

 

Questo passaggio di sfumature e definizioni, abbatte un falso mito piuttosto in voga nella crescita personale. Questo:

 

“Lo stress viene da dentro; è la tua reazione alle circostanze, non le circostanze stesse.”

Brian TRacy

È vero? Talvolte si Brian, ma non sempre.

 

Inutile dire che questo “insieme di reazioni” si andranno a palesare sotto svariate forme. E qui vengono a galla i problemi che vanno oltre le definizioni.

 

Li vediamo ora.

 

Stress da lavoro correlato: sintomi

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Tantissimi. Come quelli dello stress in generale.

Facciamo un riassuntone?

 

Certo, facciamolo.

 

Affaticamento e stanchezza cronica: Sensazione costante di stanchezza, anche dopo un sonno sufficiente.

 

Difficoltà di concentrazione: Problemi nel focalizzarsi sul lavoro o nelle attività quotidiane.

 

Irritabilità: Tendenza a diventare facilmente irritati o arrabbiati.

 

Disturbi del sonno: Difficoltà nell’addormentarsi, risvegli notturni o sonno non riposante.

 

Cambiamenti nell’appetito: Aumento o diminuzione dell’appetito, spesso associato a modifiche di peso.

 

Tensione muscolare: Contrazioni muscolari involontarie, come tensione nella schiena o nelle spalle.

 

Mal di testa: Cefalee frequenti o gravi.

 

Problemi gastrointestinali: Disturbi come dolori addominali, nausea o diarrea.

 

Aumento dell’uso di sostanze: Maggiore consumo di alcol, tabacco o altre sostanze per far fronte allo stress.

 

Isolamento sociale: Ritiro dalle attività sociali o socializzazione ridotta.

 

Bassa autostima: Sentimenti di inadeguatezza o scarsa fiducia in se stessi.

 

Perdita di interesse: Diminuzione dell’interesse per le attività che solitamente si trovavano piacevoli.

 

Aumento delle assenze dal lavoro: Maggiore assenteismo per malattia o giorni di riposo.

 

Pensieri ansiosi o depressivi: Preoccupazioni e sentimenti di tristezza o ansia persistenti.

 

Difficoltà nelle relazioni interpersonali: Problemi nelle relazioni con colleghi, amici o familiari.

 

Perfezionismo eccessivo: Tendenza a cercare la perfezione eccessiva nel lavoro, che può portare a un maggiore stress.

 

Tanti, tanti, tanti.

Ti ci rivedi in questo elenco?

 

Fatto interessante – come direbbe Sheldon Cooper – non è necessario avere tutti questi sintomi contemporaneamente.

 

Sembra scontato da dire eppure non lo è.

 

A volte palesiamo e sfoghiamo il nostro stress in un’unica direzione: ad esempio avendo difficoltà a dormire, o ancora manifestando disturbi alimentari.

 

Ecco il punto. 

 

Quando un sintomo si manifesta in solitaria, noi tendiamo a trascurarlo. Che sarà mai, è un periodo così. La realtà è che due domande è bene porsele immediatamente, perché se un sintomo da solo è un campanello d’allarme – che ci permetterà di correre ai ripari rapidamente – tanti sintomi sono un esercito di disagi che per sconfiggerlo ti tocca diventare un Avenger.

 

Anche un solo aspetto tra quelli summenzionati, se viviamo una situazione stressante sul lavoro, deve essere un campanello d’allarme.

 
produttività e multipotenzialità

Ti andrebbe di approfondire questi argomennti ogni lunedì in  5 minuti. 

 

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Registrarsi è un attimo.

Qual è la differenza tra burnout e stress lavoro correlato?

Questa è una domanda che è possibile tu ti stia ponendo.

 

La risposta è piuttosto semplice.

Il burnout è una conseguenza dello stress dal lavoro correlato.

 

Vivo una situazione che mi porta a soffrire di stress da lavoro correlato, è possibile io incorra nel burnout.

 

Chi è più soggetto a stress da lavoro correlato?

A questa domanda, considerata anche l’affermazione allarmante della prefazione di questo articolo – la famosa statistica di Insoddisfazione all’80% – dovremmo rispondere che tutti siamo potenzialmente soggetti a questa problematica.

 

Ed in effetti questa è la risposta giusta.

 

Va da sé però, che una persona  che approccia la vita con una linearità mentale differente, sarà maggiormente in difficoltà.

Ad esempio una persona multipotenziale (argomento centrale in questo blog) avrà una predisposizione superiore a questa tipologia di problema rispetto ad una persona dalla produttività lineare.

 

Questo dipende dalla sua natura. E non ci si scappa.

 

Te ne parlo meglio in questo articolo. Leggilo perché se sei una persona multipotenziale non puoi non saperlo.

 

Come capire se sei multipotenziale in 6 passi

 

Stress lavoro correlato: cosa fare

Adesso che abbiamo fatto uscire il mostro da sotto il letto, proviamo ad elencare alcuni consigli utili da seguire per non farci sopraffare da questo figuro silenzioso.

Ecco quindi un elenco di 8 passi utili per uscire da questa situazione prima di restarne completamente avvinghiati, e alcune cose da fare se invece siamo già sommersi da una montagna di caccapupù.

Partiamo dal più importante e quello che proprio NON deve mancare se siamo in difficoltà.

 

1. Richiedi aiuto professionale:

Se lo stress da lavoro correlato persiste e inizia a influenzare significativamente la tua salute mentale o fisica, non esitare a cercare aiuto da uno psicologo, uno psichiatra o un consulente specializzato. 

 

Non è facile farlo, perché il senso di colpa nel sentirsi inferiore a chi ce la fa in scioltezza, è dietro l’angolo. Perché proprio io non riesco a gestire la situazione? Cosa ho che non va? Devo uscirne per i fatti miei.

 

Incastrarsi in ragionamenti del genere è un attimo. 
Sentirsi inferiori, incapaci, non all’altezza, è un nemico non semplice da sconfiggere perché, prima di tutto, è un nemico che talvolta non vogliamo amettere esista. 

 

Ecco però la verità.

In realtà sentirsi inferiori non significa assolutamente esserlo. 

 

 

Parere personale, una delle skill più importanti sia al lavoro che nella vita, è imparare a dare un calcio nel sedere al senso di colpa. Se ne sei soggetto è un nemico che peggio non potresti trovarne. 

 

Tenerlo lì per imparare ad essere persone migliori è utile.

Ma è fondamentale lasciargli pochissima possibilità di manovra per non farci sentire troppo sbagliati.

Non c’è colpa nell’essere in difficoltà. E soprattutto non c’è demerito. Semplicemente succede e si può risolvere. Punto.


Chiedere aiuto è cosa indispensabile. La prima da fare.

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2. Comunica con il tuo superiore:

Parla con il tuo supervisore o manager per discutere delle tue preoccupazioni e del carico di lavoro. In alcuni casi, potrebbero essere possibili regolazioni o deleghe di responsabilità.

 

Siccome però non viviamo in un mondo perfetto, è possibile ti capiterà di relazionarti con chi non capirà minimamente la situazione.

 

Mandarlo a quel paese sarebbe liberatorio ma tecnicamente non puoi… forse.

 

Ecco perché in quel caso è utile ricordare al supervisore che le conseguenze dello stress da lavoro possono compromettere la salute psicofisica della persona. 

 

Quindi, una valutazione a riguardo è obbligatoria e deve essere effettuata dal datore di lavoro in base al testo unico sulla sicurezza, la normativa che “regola la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro” (art. 28 dlgs 81/08).

 

Fine del discorso.

Con le buone, o con le cattive.

3. Network e supporto sociale:

Mantieni e coltiva relazioni sociali positive al di fuori del lavoro. E perché no anche in ambito lavorativo. 

 

Condividere preoccupazioni e sentire un parere esterno, a volte è un ottimo metodo per alleggerire il proprio personalissimo carico emotivo.

E ridurre ovviamente lo stress.
Coltiva rapporti con le persone, e crea una inconsapevole ma efficace rete di sostegno reciproco. Amici.

 

 

 

Benissimo.
Fino ad ora abbiamo visto aspetti in cui la presenza del supporto esterno è indispensabile. Adesso vediamo invece 5 aspetti in cui cerchiamo di capire cosa possiamo fare in prima persona. Noi. Io. Tu.

4.Identifica le fonti di stress:

 

Prima di poter affrontare lo stress da lavoro-correlato, è importante identificare le specifiche situazioni o fattori che lo scatenano. 

 

Tieni un diario per registrare le situazioni stressanti e le tue reazioni ad esse. Giornaliero. Ogni volta che qualcosa fa saltare la tua stabilità annotalo. 

 

Se non lo fai, fidati, ad un certo punto non ti renderai conto di quale sia la miccia.

 

Non è da escludere non sia il lavoro in sé a crearti problematiche, ma siano solo alcuni aspetti del lavoro.

Ad esempio aspetti che risultano per te più complessi, o ancora aspetti che non hai compreso appieno. E magari, sono situazione a cui volendo potresti trovare rimedio.

 

Individuare il punto critico è un ottimo metodo per iniziare a trovare una soluzione.

 

È quel viaggio che di per è un po’ la destinazione.

 

5. Imposta obiettivi realistici:

 

Evita di sovraccaricarti con aspettative irrealistiche. Imposta obiettivi ragionevoli e suddividili in passi più piccoli per rendere il lavoro più gestibile.

 

Questo è un consiglio che vale sempre, anche se lo so cosa stai pensando.

 

Come faccio a pormi obiettivi realistici quando i miei obiettivi sono decisi da altri?

Hai ragione. Non è semplice.

 

Ecco perché ti propongo una strada alternativa.
I tuoi veri obiettivi NON sono quelli lavorativi. 

 

Anche se ti faranno una testa tanta con i KPI.

 

Prova così:

 

Cambia la destinazione dell’obiettivo. Seguimi.

 

Se l’obiettivo di produzione è arrivare a 100, leggi quello solo come un dato statistico.

 

Il tuo vero obiettivo sarà quello di provare ad affrontare il lavoro in maniera più serena. Di farti assorbire di meno. 

 

Ogni giorno ti porrai l’obiettivo di arrivare ad un determinato traguardo, lasciando il disagio fuori dalla porta. A volte ci riuscirai, a volte fallirai ma pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno, ricostruirai i tuoi percorsi mentali e troverai un po di sollievo.

Se un obiettivo di produzione genera ansia, un obiettivo di sviluppo personale è il miglior antidoto.

 

6. Fai delle pause:

Prenditi regolarmente delle pause brevi durante la giornata lavorativa. Anche solo qualche minuto per rilassarti e ricaricare le energie può essere molto benefico.

 

Questo è un consiglio che da solo vale oro. 

Adesso ti dico il perché.

 

Io ho la tendenza a lavorare nel flow. Quando sono concentrato e inizio a fare una cosa, vado veloce come il Frecciarossa che pialla la stazione di Pontremoli al suo passaggio.

 

E finisco che sono ancora carico a molla.

 

Oggi. Domani un po’ meno. Il giorno dopo un po’ meno ancora. Il giorno successivo sono tipo il calzino sciupato di Abebe Bikila dopo l’oro del 66 alla maratona di Seul.

 

Il senso è questo. Le pause sono tanto più importanti, quanto meno ne sentiamo il bisogno.

Meno senti il bisogno di pause, più dovresti tenere a mente la loro importanza.

 

Scriviti queste due cose su un post-it e piazzale sulla scrivania prima che sia troppo tardi.

7. Crea un ambiente di lavoro sano:

Cerca di promuovere un ambiente di lavoro che favorisca il benessere dei dipendenti. Questo può includere politiche aziendali per il bilanciamento vita-lavoro, il supporto alla salute mentale e la promozione di un clima di sostegno tra colleghi.

 

Molto semplicemente cerca di essere la persona che vorresti gli altri fossero con te.

Di solito funziona come uno specchio.

 

Non te lo garantisco, perché ancora l’essere umano resta una variabile che non ho del tutto identificato, ma provaci.

 

Di certo “fare” ti aiuterà a migliorare la situazione.

8. Bilancio vita-lavoro:

Cerca di trovare un equilibrio sano tra il lavoro e la vita personale. Dedica tempo alle attività e alle persone che ti portano gioia al di fuori dell’ambiente lavorativo.

 

Si parla molto di work Life balance. È un termine che non amo particolarmente e ne parlo in maniera non lusinghiera nel link che hai appena superato.

 

Il senso però è sempre lo stesso.

 

Ricordiamoci, ricordati, che non solo di lavoro vive l’uomo.

 

Ma anche di amore, di affetto, di compagnia, di amicizie e di Netflix.

 

In soldoni, dai importanza a tutto ciò che accade al di fuori dell’ambito lavorativo e ciò che accade in ambito lavorativo acquisirà una dimensione differente.

Lo stress da lavoro correlato è un rischio

Inutile girarci attorno.

 

Passiamo 8 ore del nostro tempo durante una giornata media, a svolgere compiti che non sono idealmente quelli che vorremmo portare avanti.

 

Non tutti abbiamo il lusso di avere il lavoro che vorremmo.

 

Esattamente per questo motivo il rischio di venire sommersi da questa problematica, è dietro l’angolo.

 

In questo articolo abbiamo messo assieme 8 passi per provare a tamponare.

 

Il più importante però resta il primo.

 

Se la situazione è già fuori controllo, la sola cosa da fare è quella di relazionarsi con un professionista.

 

Nessuno si salva da solo.

Porca miseria, aggiungerei.

 

Ci leggiamo il prossimo articolo.

 

Produttività, preduttività e gestione del tempo
Produttività, preduttività e gestione del tempo

E se tutti i lunedì condividessi con te idee e suggerimenti per aggiungere, ogni settimana, un pezzettino in più di consapevolezza nella tua gestione del tempo?

 

Cosa dici, potrebbe darti una mano? Se ti va di investire 5 minuti di lettura per ripartire con le pile cariche, c’è LEGGERMENTE. La mia newsletter. Leggila. Con Leggerezza.

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