Essere persone autentiche: 3 strade per ritrovarsi

Perché essere autentici?
Forse, leggendo questo titolo, un sorriso ti è spuntato sul volto.
Dopotutto, l’autenticità è uno di quei valori che ci immaginiamo come fondamentali nella nostra vita. Essere coerenti con se stessi, mostrarsi per ciò che si è davvero, dire sempre la verità: sono i pilastri di cui spesso si parla e si legge in giro.
Eppure, molte volte, tutto questo è solo apparenza.
Chi sostiene di dire sempre la verità, spesso non è autentico in altri ambiti della propria vita. In un modo o nell’altro, tutti ci ritroviamo a seguire percorsi che non ci appartengono, perdendo autenticità non solo nel modo in cui parliamo, ma anche a livello emozionale, negli intenti e negli obiettivi.
L’autenticità è qualcosa che si riflette nel nostro modo di vivere. Ed è proprio su questo che voglio riflettere con te in questo articolo. Ti offrirò tre motivi per cui è indispensabile riscoprire la propria autenticità, andando oltre le parole e i costrutti sociali.
Perché è proprio lì che, spesso, si nasconde non solo la nostra vera essenza, ma anche la serenità e la felicità.
Se ti va, continua a leggere. Ne parliamo insieme.

Ciao sono Dino!
Sono passato in alcuni anni dall’essere un tecnico avviato ad una carriera di progettazione, a diventare un direttore artistico in grado di organizzare oltre 500 concerti, per poi trasformarmi di nuovo in quello che sono oggi. Un marketer. Fino a quando vorrò.

Ciao sono Dino!
Sono passato in alcuni anni dall’essere un tecnico avviato ad una carriera di progettazione, a diventare un direttore artistico in grado di organizzare oltre 500 concerti, per poi trasformarmi di nuovo in quello che sono oggi. Un marketer e soprattutto un amichevole professore di quartiere. Fino a quando vorrò.
Chi è una persona autentica?
Prima di iniziare con la spiegazione, vorrei condividere con te una breve riflessione, perché credo sia importante partire da un punto comune.
Mi occupo di comunicazione, sono un formatore e lavoro anche come coach nell’ambito della multipotenzialità, dello sviluppo personale e della ricostruzione di percorsi lavorativi.
Vivo e opero in un ambiente strutturato intorno alla comunicazione e negli ultimi anni, ho notato come il termine autenticità sia stato profondamente abusato.
Si parla continuamente di autenticità, eppure, nello stesso tempo, si sviluppano strategie comunicative attraverso Reel, post e altri contenuti che mirano unicamente a stimolare i nostri sistemi di comprensione e linguaggio per catturare la nostra attenzione.
Spesso questi contenuti, che percepiamo come autentici, di autentico hanno ben poco: sono costruiti seguendo schemi precisi, studiati per provocare determinate risposte.
E, dato che trascorriamo gran parte del nostro tempo immersi in questo tipo di ambiente – sia chi ci lavora, come me, sia chi ne fruisce – ne siamo inevitabilmente condizionati.
E allora, cos’è davvero una persona autentica?
La persona autentica di cui parleremo in questo articolo è qualcuno che vive in stretto contatto con la propria voce interiore, qualcuno capace di ascoltarsi, di sentire non solo le proprie emozioni, ma anche i propri desideri. Una persona autentica è in grado di agire, esporsi e vivere in sintonia con ciò che sente nel profondo.
Questa è la vera essenza dell’autenticità, il punto di partenza che influenza il nostro modo di parlare, di relazionarci e di percepire noi stessi. Prova a pensarci: ti riconosci in questa descrizione? Lo vivi questo sentimento?
SEI IN DIFFICOLTÁ?
I tuoi molteplici interessi ti stanno mettendo in scacco e ti hanno impedito di crearti un percorso lavorativo chiaro ed appagante? Se ti va ho pensato di aprire questo spazio sicuro. Un modo per fare due parole e darsi una pacca sulla spalla a vicenda. Ovviamente non costa nulla.

SE INVECE SAI CHE UN CAFFÈ NON BASTERÁ, DAI UN’CCHIATA A QUESTA PAGINA.
Cosa vuol dire essere autentici?
È importante capire che non essere persone autentiche non è minimamente un demerito. Essere autentici, semmai, è una conquista, un processo che richiede consapevolezza e tempo.
Pensaci: viviamo in un mondo governato dalle convenzioni sociali. Sin da piccoli, ci viene detto – e ripetiamo a noi stessi – cosa dobbiamo essere per sentirci accettati, per piacere, per essere “ok” agli occhi della società. Come esseri umani, desideriamo appartenere a qualcosa, e il senso di appartenenza ci spinge spesso ad adattarci, a conformarci.
A questo si aggiungono le aspettative.
A volte sono le nostre, altre volte sono quelle che ci vengono trasmesse dalla famiglia, dalla scuola, dai social media. E la paura di deluderle, di fallire, ci condiziona profondamente. In certi casi, siamo anche influenzati da traumi del passato, che lasciano segni nel nostro modo di percepirci e di relazionarci con gli altri.
Tutti questi condizionamenti, per lo più esterni, ci allontanano da ciò che siamo davvero. Riuscire a riconoscerli è il primo passo per avvicinarci alla nostra autenticità. Ecco perché è fondamentale capire che non essere autentici non è “sbagliato”. Forse, anzi, è proprio la norma. Vivere senza autenticità è spesso il punto di partenza, non una colpa.
Ma da lì si può ripartire.
Ritrovare la propria autenticità è possibile.
Da poco è attivo anche un canale telegram.
Si sta creando una community in cui chiacchierare, avere accesso a contenuti riservati e ad atività esclusive.
Ad esempio una video- call collettiva in cui fare rete…una volta al mese.
L’accesso è gratuito, ma il valore del progetto è inestimabile (mia onesta opinione).
Puoi accedere usa il link qui sotto.
Essere una persona autentica: 3 strategie
Adesso ti guiderò attraverso tre strategie che utilizzo abitualmente per riscoprire e mantenere la mia autenticità.
Può sembrare strano sentir parlare di abitudine in questo contesto, vero? Ma è proprio così. Le uso con regolarità perché, purtroppo, i condizionamenti esterni non smettono di influenzarci una volta che li abbiamo individuati o messi da parte.
I condizionamenti sono come un martello che batte incessantemente, giorno dopo giorno, 24 ore su 24. Fanno parte del mondo che ci circonda, e non viviamo in un mondo perfetto o isolato.
A lungo andare, persino chi ha lavorato duramente per ritrovare la propria autenticità può sentirsi sopraffatto dalla routine o dalle pressioni esterne. Questo è ciò che distingue una persona autentica: il coraggio di essere autentici non si esaurisce in un’unica conquista, ma richiede un impegno continuo.
Ecco perché è indispensabile trattare la ricerca dell’autenticità come una piccola maratona, non come una corsa breve. Non basta arrivare al traguardo una sola volta: bisogna allenarsi costantemente per rimanere in contatto con la propria vera essenza.
Oggi condividerò con te le mie tre colonne portanti, tre strategie che hanno fatto una grande differenza nella mia vita. Sono certo che, con il giusto approccio, potranno trasformare anche la tua.
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Essere una persona autentica grazie all'accetazione
Mentre mi accingo a scrivere questo paragrafo, mi rendo conto di stare per affrontare un tema complesso, uno di quelli che non si possono spiegare facilmente in poche righe.
Ti chiedo però di seguirmi in questa riflessione.
Siamo agli inizi del Novecento, quando uno psichiatra e filosofo giapponese, Shoma Morita, propone una teoria rivoluzionaria, capace di riscrivere alcune delle classiche dinamiche della psicologia.
La prima volta che ne ho sentito parlare mi trovavo sul bordo del lago d’Iseo, uno dei miei luoghi preferiti. Era un pomeriggio di luglio e avevo trovato un angolo isolato sotto un salice, durante uno dei miei viaggi in camper. Con un libro in mano, stavo leggendo di questa teoria, che mi avrebbe profondamente influenzato.
La terapia Morita suggerisce un approccio sorprendente: non abbiamo sempre bisogno di scavare compulsivamente nelle nostre emozioni per comprenderle a fondo o per trovarne un’origine logica. A volte sì, ma non sempre. Quello che dobbiamo fare, invece, è imparare ad accettarle.
Le emozioni, dice Morita, sono come eventi naturali: una pioggia, un uragano, un vento forte. Quanti di noi non hanno mai provato emozioni travolgenti, simili a un uragano? E cosa faremmo con un uragano?
Cercheremmo forse di cambiarlo?
No. Lo accetteremmo per ciò che è.
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Secondo la terapia Morita, emozioni come odio, rabbia, frustrazione o gioia non vanno giudicate, ma accolte come compagne di viaggio nel nostro percorso di vita.
Troppo spesso, invece, queste emozioni innescano frustrazioni, sensi di colpa e insicurezze, proprio perché cerchiamo di combatterle o di dare loro una risposta logica.
Pensa a quando ci sentiamo frustrati nella vita: abbiamo un lavoro stabile, magari ben pagato, ma ci sentiamo vuoti. La società ci dice che dovremmo essere soddisfatti, ma non lo siamo. Questa frustrazione non viene accettata, cerchiamo di soffocarla o di spiegarla, finendo per sentirci in colpa.
La terapia Morita ci insegna che accettare quella frustrazione – o qualsiasi altra emozione – è fondamentale per riconoscere una parte profonda di noi stessi.
È come ascoltare una voce interiore senza giudicarla, ma semplicemente comprendendo che ha un motivo di esistere, proprio come un temporale ha le sue precise cause scientifiche.
Se non accettiamo queste emozioni, però, esse diventano condizionamenti, barriere che ci separano dalla nostra autenticità. Accettarle, invece, significa avvicinarci a ciò che siamo davvero.
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Un aspetto fondamentale della terapia Morita, che non approfondirò ora per non allontanarci dal tema, è questo: non possiamo controllare le nostre emozioni, ma possiamo controllare le nostre azioni.
Una volta accettate le nostre emozioni, possiamo iniziare ogni giorno a compiere piccole azioni che ci avvicinino sempre di più a una traiettoria autentica, quella che rispecchia davvero chi siamo.
Queste azioni non devono essere grandi rivoluzioni: a volte bastano gesti minuscoli. Tuttavia, ogni volta che ci priviamo di qualcosa che sentiamo profondamente, solo perché non in linea con ciò che le convenzioni sociali si aspettano da noi, stiamo perdendo un pezzo della nostra autenticità.
Invece, abbracciare piccole azioni quotidiane che ci permettano di ascoltare e assecondare quella voce interiore – la stessa che abbiamo imparato ad accettare – diventa un passaggio determinante.
Le persone autentiche vivono in modo diverso proprio perché riescono a far coincidere il loro comportamento con ciò che sentono davvero, senza lasciarsi vincolare dalle aspettative altrui.
Essere una persona autentica grazie alla consapevolezza
Abbiamo concluso l’ambito dell’accettazione, un tema complesso e vasto.
Se desideri approfondirlo, puoi contattarmi privatamente via mail, lasciare un commento o prenotare una sessione di coaching, anche solo un breve incontro di 20 minuti – un “caffettino”.
Trovi tutti i riferimenti nel mio blog: scorri quest’articolo o visita la homepage.
Adesso, però, vorrei parlarti di gratitudine.
Fermati un attimo.
Lo so: se dico “gratitudine”, probabilmente la tua mente corre subito verso una narrativa già sentita. Se frequenti abitualmente i social media, quante volte hai letto frasi come “sono grato per ciò che ho”, “sono grato per ciò che mi è stato donato”?
La gratitudine di cui voglio parlarti è qualcosa di più profondo.
Qui entra in gioco una filosofia orientale che amo profondamente, il Naikan.
Se hai già partecipato a una delle mie sessioni di coaching, forse sai di cosa sto parlando, e magari stai sorridendo. Il Naikan si basa su tre capisaldi relativi alla gratitudine, ma ciò che voglio sottolineare è che questa filosofia va contro la narrativa egocentrica della società moderna.
Pensa a come interpretiamo spesso la gratitudine: “sono grato per ciò che ho, per ciò che ho ricevuto, per ciò che ho conquistato”. Questo approccio, però, è unidirezionale, tutto incentrato su noi stessi. E qui sta il problema: una gratitudine di questo tipo non può portarci all’autenticità, perché esclude il rapporto con gli altri.
Il Naikan ci insegna una prospettiva diversa, basata sul bilanciamento tra quanto abbiamo ricevuto e quanto abbiamo dato. Spesso concentriamo la nostra attenzione su quanto il mondo ci debba, sui torti che abbiamo subito, sulle difficoltà affrontate. Ma questa visione parziale ci allontana dalla verità. Il Naikan ci invita a guardare anche a quanto dolore e difficoltà abbiamo causato agli altri.
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Questo viaggio introspettivo ci permette di fare i conti con tutte le parti di noi stessi, incluse quelle che preferiamo ignorare. È un passaggio fondamentale per chi desidera riscoprire la propria autenticità. Perché? Perché non possiamo essere persone autentiche se ci rifiutiamo di riconoscere anche le nostre responsabilità, i nostri errori e le ferite che abbiamo inflitto.
Sì, lo so: non è facile né piacevole da accettare. Ma è indispensabile. La vera autenticità non nasce dall’idealizzazione di noi stessi, ma dalla consapevolezza di essere esseri imperfetti. Nel bene e nel male, siamo la somma di tutto ciò che abbiamo fatto, e accettare questa complessità ci rende davvero autentici.
La terapia Morita si intreccia con questo approccio: accettare le emozioni, anche quelle legate alla consapevolezza di aver causato dolore, è un passo verso l’autenticità. Quando impariamo a guardare noi stessi in modo obiettivo, compresi i nostri errori, la gratitudine che proviamo diventa molto più profonda.
Perché? Perché smettiamo di essere prigionieri di un’idea di perfezione. Diventiamo grati per ciò che siamo, imperfezioni incluse. Ed è in quell’accettazione che riscopriamo la nostra autenticità, una visione completa di noi stessi come individui capaci di felicità, ma anche di errori.
Se vuoi saperne di più sul Naikan e sul suo legame con la riscoperta di sé, sai dove trovarmi. È una filosofia straordinaria, complessa e profonda, che può trasformare il modo in cui vediamo noi stessi e ci conduce a un luogo di autenticità e, sì, anche di felicità.

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Adori leggere ma hai poco tempo per farlo? Prova con il podcast. Ci trovi tutto quello che cerchi se stai esplorando la multipotenzialità.
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Essere una persona autentica grazie al minimalismo
L’ultima colonna portante della mia ricerca di autenticità è legata al lavoro quotidiano che faccio, giorno dopo giorno, attraverso la mia filosofia minimalista.
Finora abbiamo parlato di accettazione e di gratitudine: due percorsi interiori profondi e complessi, che non hanno molto a che vedere con la meditazione, ma si radicano invece nella razionalità.
Per esperienza, però, so quanto il “rumore di fondo” della società moderna possa condizionare le nostre vite e complicare questo percorso.
Siamo circondati da oggetti, spesso acquistati per mettere a tacere quelle voci interne che ci tormentano. Perché lo facciamo? Perché il marketing e il consumismo ci spingono a credere che se non abbiamo, non siamo.
Ecco però il problema.
Il prezzo degli oggetti non è solo economico: ciò che possediamo spesso appesantisce le nostre vite. Gli oggetti affollano i nostri spazi, creano disordine visivo e mentale, e ci legano a una serie di impegni – curarli, custodirli, pulirli – che non fanno altro che aumentare il rumore di fondo.
Se vogliamo riscoprire la nostra autenticità, dobbiamo comprendere che gli oggetti sono strumenti, non padroni. Il cuore e la mente sono i nostri veri tesori e vanno custoditi più di ciò che possediamo.
Adottare un approccio minimalista significa alleggerire il nostro rapporto con la vita e spostare l’attenzione dalle cose all’essere. Non cerchiamo più di riempire i vuoti con acquisti, ma li colmiamo con esperienze e con ciò che davvero conta per noi.
Questa filosofia si collega di nuovo alla terapia Morita, che invita all’azione. È nel fare e nell’agire che evolviamo come persone. Ma possedere troppo rallenta le nostre azioni: ci fa concentrare sulle cose invece che su ciò che siamo. E concentrarci sull’essere ci porta inevitabilmente verso l’autenticità.
Lo so, questo articolo è denso e tocca temi profondi, forse persino pesanti. Ma non è possibile parlare di autenticità senza affrontare le complessità del percorso. Non ci sono scorciatoie o trucchi: esiste solo un cammino, a volte un po’ doloroso, ma affrontabile con serenità e consapevolezza.
L’accettazione per riemergere dal basso tono dell'umore
Siamo arrivati alla fine di questo articolo, una sorta di “bomba” sganciata tra le pagine di questo blog. Credo che il tema dell’autenticità sia fondamentale per chi ha un’attitudine multipotenziale.
E, se stai leggendo questo blog, è molto probabile che tu abbia questa caratteristica.
Per approfondire meglio il concetto, ti lascio qui un link a un articolo che potrebbe esserti utile.
Come capire se sei multipotenziale in 6 passi Come capire se sei multipotenziale?Facciamo un passo indietro. Hai sentito per caso il …
So di aver affrontato temi pesanti, ma anche profondamente importanti.
Essere autentici in un mondo che spesso ci spinge verso un’autenticità artificiale è inevitabilmente un percorso impegnativo. Non è un cammino da fare con leggerezza, ma ti assicuro che è assolutamente affrontabile. Questo è il punto cruciale: la ricerca dell’autenticità è possibile.
Possiamo dedicarci quotidianamente a riflettere sulle emozioni che proviamo, capire quanto ci condizionano e imparare ad accettarle. Possiamo compiere piccoli atti quotidiani che ci avvicinino ai nostri desideri più profondi, oppure fare un bilancio tra ciò che abbiamo dato e ciò che abbiamo ricevuto nella giornata. Questo ci aiuta a sviluppare una visione più equilibrata di noi stessi e a capire dove vogliamo arrivare.
E sì, il mio invito a una vita minimalista è costante, ma non vuole essere un obbligo. È la risposta che funziona per me, ma non è detto che lo sia per te. Ognuno ha il proprio percorso verso l’autenticità.
Spero comunque che tu sappia che non sei solo in questo viaggio. Oltre a condividere riflessioni, offro anche un supporto pratico.
Se desideri approfondire questi temi attraverso un percorso di coaching per fare chiarezza o raggiungere nuovi obiettivi, sai dove trovarmi. Tutti i link utili sono disponibili sotto questo articolo o nella homepage del blog. Mi trovi anche sui social, praticamente ovunque.
Ti mando un abbraccio e ci leggiamo la prossima settimana.

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